Il Piccione Viaggiatore - Canto d'amor sublime
Lettera seconda
Da un`idea della Direzione Artistica della dante Genk, a cura di Alice Lenaz, in collaborazione con la scrittrice Manù Blanca.
Rekem, Febbraio 2022
Cara manù,
spero tanto il piccione arrivi nel giorno giusto. Siamo in febbraio, ho usato la busta della tua ultima lettera per ascoltare il mare, come fosse una conchiglia. Quassù, in Belgio, oggi il cielo è bianco. Rami, foglie, corvi e ghiandaie, ci si posano sopra come fossero sulla carta, un paesaggio che sembra un`acquaforte. Non ho potuto fare a meno di desiderare la primavera, nonostante il rosso acceso sugli scaffali dei negozi, e le mille confezioni a forma di cuore, mi ricordino senza dubbio che febbraio è davvero appena iniziato…
Il mese scarlatto, il mese dei sospiri. Fingiamo per un attimo che davvero si commemori il sentimento d`amore, dimentichiamo le intromissioni, le vibrazioni basse, proviamo ad essere coraggiose: parliamo d`Amore.
Come sai mi piace viaggiare nel tempo, a ritroso. Fiori e foglie possono essere meravigliosi, ma è sempre osservando le radici, che si comprende la struttura di una pianta. Così, ragionando sull`Amore e sulle innumerevoli volte in cui appare tra le pagine dei libri, sulle tele, nel marmo, nella carne, sui pentagrammi, nei desideri, mi sono domandata quanto indietro nella storia sarei potuta andare, fra i testi che possiedo. Ricordavo di avere un libro dedicato alle canzoni d`amore dell`antico Egitto, dove l`amore spesso era frenesia di desiderio che annebbiava la logica, che faceva rincorrere i protagonisti fra loro, in gara col vento e con i capelli mezzi da acconciare…ma non era il più antico. L`ho trovato poco più tardi, anch`esso in qualche modo “un canto”. Del resto, in presenza d`Amore, non siamo forse tutti incantati?
La descrizione del sentimento più antico, motore del mondo, almeno per quanto riguarda la mia biblioteca, si trova tra le pagine del primo libro mai stampato, nel cuore del Vecchio Testamento. 1250 parole, a creare 117 versi, che davvero sono una maestosa dichiarazione…la serenata sublime del Cantico dei Cantici.
Ma andiamo per gradi, che qui scottarsi è un attimo…come nasce il Cantico dei Cantici? Da dove sboccia? Come per le restanti pagine bibliche, nessuno, ad oggi, può davvero attribuirne fonte certa. Tra le differenti ipotesi svetta quella relativa a Salomone stesso, per omonimia con il protagonista, il nome di lei è Sulammita. Più intensa è certamente la connessione che ne si trae, accostandola alla tradizione giudaica, attraverso la parabola del ritiro dell`Onnipotente, via via che i suoi figli ne deludevano le aspettative, nei 7 cieli. Disobbedienza, omicidio, violenza, menzogna, rivelarono sin da subito le peggiori caratteristiche e i limiti dell`uomo e così, come un padre che si vergogna della condotta della sua creatura, anche Dio se ne distacca. Accade poi un fatto estremamente sentimentale e reale, capace di creare una delle più importanti operazioni della psiche, perfino all`Altissimo: il dubbio. Lassù, arroccato al settimo cielo, il creatore sperimenta un fatto tremendamente umano, probabilmente qualcosa di molto simile al sentimento che lo indusse alla creazione, semplicemente si sentì solo. Tornò dunque al suo popolo, così come fa un innamorato tradito, l`amore ingigantito dal perdono, tornò con un dono, Il Cantico dei Cantici.
E come scorre, tra i versi perfetti, questo immenso, completo amore. Un sentimento capace di sfiorare l`animo come la pelle, senza giudizio e senza separazione. Gli amanti s`incantano pagina dopo pagina, dichiarandosi tra loro e l`universo, attraverso il linguaggio di un reale desiderio. L`anima che si esalta, senza la scorticatura della carne, che nel cantico dei cantici si mostra per quel che è, la porzione di una creatura perfetta, perché perfettissimo è chi l`ha desiderata. La malia degli amanti non solo viene meticolosamente descritta, ma più ancora esaltata, celebrata. La presenza del corpo, nei secoli ritradotto come un nemico, custode del peccato, non ha in questi versi ragione alcuna di voltarsi alla vergogna. Queste membra, che in antico ancora non vestivano il mantello pesante del simbolo, allora, ancora, era veicolo di gioia, giocoso perfino. Più vicino all`interpretazione orientale, che vede il corpo come una caratteristica che si vive e non che si possiede. Ne parlavo giusto ieri con Salvatore Resca, esperto in molti argomenti, tra i quali la teologia e la filosofia. Mi ha subito riportato al diapason che è il pensiero greco antico, spiegandomi che :
“Per Platone noi siamo una contraddizione vivente, una lotta continua. Noi siamo l`anima e il corpo e il corpo è quanto di più pesante e negativo…bisogna liberarsi del corpo perché l`anima deve, come un uccello, volare verso il mondo delle idee, dove trova la verità, la bellezza, il bene, quello che i filosofi medioevali chiamavano i trascendentali…che poi il sommo bene, la somma bellezza e la somma verità, è Dio”
E così il cerchio è completo.
E’ davvero sorprendente scorrere i versi del cantico, nel testo biblico, trovandovi tanta serenità, in argomenti che più tardi nella storia, l`uomo ha modellato, storpiato. Le immagini descritte sono così soavi e vere, commuove davvero sbirciare, attraverso una porta socchiusa, i movimenti delle mani di questi giovani innamorati, che ci raccontano lo stesso amore che oggi ci gonfia anima e carne, millenni fa. Da questa lettura se ne esce inebriati, nelle narici, profumo di miele e labbra rosse di melograno, e mirra fluente sulla punta delle dita.
Immaginandone gli sguardi, il colore delle vesti, le acconciature dei capelli o il tintinnio dei monili, mi è tornato alla mente un libro che lessi molti anni fa. Il testo, un romanzo divenuto lungometraggio, racconta in chiave assolutamente umana del matrimonio fra un artigiano e una giovane. La storia si svolge sull`orlo dell`anno zero. Scritto da Pasquale Festa Campanile, Per Amore solo per Amore, ripercorre le vicende di Joseph e Mirjam, disaurorati dai raggi sul capo, più che mai vivi, reali. Lui, in diatriba con il dubbio, si prepara all`accettazione di un destino che lei, le ciglia basse, ha saputo accogliere e mantenere, sin dalla prima piuma raccolta dal pavimento dopo l`annuncio. L`amore di Mirjam, nel libro, germina presto, affascinata com`era sin da bambina dalla gentilezza di Joseph che, invece, la nota più tardi, al giro del cane. Si trattava di una pratica, una sorta di esposizione delle vergini in età da marito. Le donne, in un cerchio, ognuna accompagnata, tutt`attorno un altro cerchio, più ampio, composto dagli uomini. Le une camminavano in un verso, gli altri in quello opposto, così da assicurarsi la vetta dell`incontro: lo scambio di uno sguardo. Rileggevo quel capitolo e intanto ascoltavo nella mente la perfetta traduzione musicale, tra parole ed armonia, che è il brano di Fabrizio De Andrè L`infanzia di Maria, dalla buona novella…Riascoltandolo ad un volume adeguatamente alto, ci si ritrova nei pressi del tempio, nel fruscio delle stoffe allentate per mostrare la lunghezza della chioma…Ho immaginato di ascoltare i versi del Cantico dei Cantici, seguiti dalle parole di campanile, incoronati dai testi di De Andrè:
Trascinami con te, corriamo!
M’introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo di te,
ricorderemo il tuo amore più del vino.
A ragione di te ci si innamora!
"A che cosa pensi?"
"A te, caro," rispondeva. "Al tuo amore. Non sarei certa che mi ami come desidero, nemmeno se entrassi in te, se di due che siamo diventassimo uno. Ma tu mi amerai perchè io ti amo, non potrai evitarlo."
Guarda la carne guardale il collo
Sembra venuta dal suo sorriso
Guardale gli occhi guarda la neve guarda la carne del paradiso
Il cielo è sempre bianco, ma aggiunge un po' del buio della sera che s`alza. Sospira, amica mia, e cerca di nutrire il piccione con qualche boccone di frutta dolce, ha volato con un cargo eccezionale questa volta, seppure aiutato dal vento di questi sentimenti…del resto, come scrisse Dante, così caro al nostro cuore, non è forse L`Amor, che muove il Sole e l`altre stelle?
Un bacio
Alice
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