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Il Piccione Viaggiatore - Virgilio e il verde prato

Lettera sesta

Da un`idea della Direzione Artistica della dante Genk, a cura di Alice Lenaz, in collaborazione con la scrittrice Manù Blanca.

Manù mia,

siamo a giugno inoltrato e, finalmente, da qualche giorno i cieli delle Fiandre hanno smesso di lacrimare. Ben vengano le piogge, linfa di flora e fauna, ma il Sole che brilla, illumina i pensieri, accende le tinte.

Pedalavo veloce, seguendo il ciglio del fiume Maas, osservando i rimandi dei raggi a fior d`acqua da un lato, le ampie distese d`erba dall`altro. Le molte tonalità di verde, cangianti sotto una brezza gentile, sfoggiavano i manti di pecore, mucche e vitelli, per lo più del color del burro, come fossero nuvole a risposo.

Una vista che distacca e riporta ad un respiro più calmo e più colmo al contempo. Ho pensato subito alle tavolozze dei pittori impressionisti, che attraverso il ritratto della luce, che poggia sui dettagli della natura, seppero tradurre un soffio di vento, una libellula che ronza, il rumore di una nifea che si dischiude in arte.

Così, per quel gioco mentale che mi accompagna a ritroso nel tempo mi sono ritrovata in piena Arcadia, attorniata dalla natura descritta da Virgilio e senza troppa fatica, abbandonando bicicletta, scarpe e orologio, sotto ad un bel ciliegio, mi sono accorta che non v`era tempo, nella scena che avevo di fronte. Un vero, puro, momento di atarassia. La natura è sempre il migliore fra i Maestri, vera fonte di ispirazione, da migliaia di anni. Nel tempo muta nella sua interpretazione, varia le forme della sua rappresentazione, le parole e i toni con cui viene descritta, ma di fatto rimane, come un ritmo costante. Per Virgilio la natura è una via, il percorso da compiere come antidoto alla tragicità del mondo, una sorta di curiosa fuga dalla realtà che, al posto di offrirne una fittizia, ristabilisce il legame con il vero.

Scrisse Le Bucoliche tra il 42 e il 39 a.C. nello stile tipico della poesia ellenistica, certamente ispirandosi al modello alessandrino e agli scritti di Teocrito, che già aveva dato voce ai canti dei pastori.

Una selezione di 10 carmi, o egloghe, ordinate secondo uno schema poetico ad esametro…come i petali di molti fiori selvatici, ci accompagna in un continuo rimando tra loro, che ne sottolinea la grande cura nella visione d`insieme. Un òpera pastorale, tuttavia impreziosita da una soave eleganza e che mostra molti momenti di intima partecipazione dello scrittore, che attraverso le rime non si sottrae alla possibilità di specchiarcisi dentro. Molti i riferimenti autobiografici, sin dalla prima egloghe, che narra la perdita delle proprietà, e quindi degli spazi, della quiete e delle radici, dei protagonisti, proprio come avvenne alla sua famiglia, per ordine d`Augusto. Ai tempi, ai veterani dell`Impero, venivano infatti donati terreni e proprietà, quale antica forma di liquidazione del lavoro svolto negli eserciti. La famiglia di Virgilio, di origine mantovana, dopo aver tentato in tutti modi di evitare tale esproprio, si trovò costretta ad accettarne l`obbligo, un fatto che certamente scosse il poeta. Un sentimento che trapela dagli scritti, a sottolineare come i fatti della storia, irrompano nella vita e nei suoi ritmi, con prepotenza, lasciando gli animo sospesi, derubati e colmi di un sentimento di ingiustizia.

Con grande dono della sintesi, ecco come descrive questo patire, nei suoi versi:

“Un empio soldato avrà queste maggesi, così ben coltivate

Un barbaro, queste messi.”

E ancora si espone, raccontando di se stesso, quando nella sesta egloghe compie una forte autocritica, arrivando a pensare di non essere degno di una scrittura epica.

Quanta umanità e melanconia, in questo Virgilio…se solo sapesse che fu la guida del Sommo Poeta, chissà come ne sarebbe fiero…

Neppure a dirlo…mi risveglio dal mio viaggio in Arcadia che il cielo è già cambiato, il verde dell`erba è virato, tornano le nuvole e con loro il pastore che raduna il gregge. Lo guardo all`opera, forte della sua esperienza, osservo gesti antichi, non dissimili da quelli dei suoi colleghi del passato e mi sembra che i versi di Virgilio, in queste ore contemporanee, siano ancora così veri.

Metterò nella busta qualche petalo di rosa canina

Alice




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